Sto cercando di spiegare con le mie parole (povere) come la vedo io tutta questa storia della citadinanza italiana.
Allora, 17 anni fa, una coppia (non italiana) di qualsiasi paese di questo mondo, emigra in Italia e inizia una nova vita. Fatto sta, che dalla loro relazione, nasce un pargoletto. Lui, la luce dei suoi occhi la vede per la prima volta in Italia, cosi come la vede qualsiasi altro bambino di origini italiane. Prosegue il suo corso della vita come tutti noi, cioè, cresce, va a scuola, studia, va in gita, canta ad un instrumento, fa sport, participa alle gare, alle olimpiadi, insomma, arriva al punto tale di conoscere questo paese meglio del paese dei suoi genitori, perche dai suoi nonni, va una volta al anno (se!).
Andando avanti, e parlando delle nostre scalinata della vita, partiamo dalla prima fase: la nascita.
In Italia all anno, nascono circa 500.000 bambini, tra quale, 14,9% sono stranieri. Cosa vogliano dire queste cifre? Mi spiego, anche se non e cosi difficile da’ capire (vi prego di sequire la catena). Se partiamo da zero, cioè, dalla nascita nell’ ospedale, questa percentuale, 14,9% riasicura (porta) un lavoro ad un personale pediatrico.
Una volta usciti hai bisogno di un specialista che si prende cura di lui, fino ad una certa età. Quindi, ai pediatri (inclusi i privati) la stessa percentuale porta lavoro, cioè, soldi.
Passiamo al nido e asilo. Le ultime statistiche ci dicono che in una classe, quasi la metà sono bimbi stranieri. La logica sarebbe una molto facile: se non ci fossero loro, una delle due classi sparirebbe, cioe, per essere più chiari, tante insegnanti (e non solo) rimarrebbero senza lavoro. Vi torna? Ecco, la stessa cosa vale sia per le scuole, sia per i licei, sia per le Università. Andiamo avanti.
In tutto questo arco di anni non diamo per scontato i soldi spesi dai genitori (stranieri) per le spese scolastiche e non solo (permesi di soggiorno, i documenti sempre a posto, insomma, tutta la burocrazia che come ben sapiamo, costa)
C’è da dire anche, di non limitarsi solo al percorso scolastico. Bisogna prendere in considerazione che la stessa storia della percentuale (14.9%), vale in qualsiasi ramo di consumo, che un paese ha; industriale, alimentario, abbigliamento, salute,tutto sommato, tutto ciò che significa consumo per individuo.
Sembrerebbe pure una sciocchezza, ma pensate solo ad un semplice fatto: se mio figlio ha un amico, straniero (nato qui) e viene a casa nostra, preparo da mangiare (più che volentieri), quindi, consuma, quindi, consuma dal mio frigo, cosi come consuma dal mercato, dal Enel, dal Gas, da tutto ciò. (spero che avete inteso cosa voglio dire). Quindi, usufruisce di tutte le cose, ovviamente, cose che vengono pagate dalle bollette dei suoi genitori, che portano via soldi dallo stipendio, stipendio che se lo guadagnano svolgendo un lavoro qui, in Italia.
Andiamo avanti. Diventa ragazzo, va a giro con i suoi amici, vanno al cinema (compra il biglieto), al bar (prende una coca-cola), al ristorante (prende una pizza)….e cosi via!
(Prego di non perdere di vista il 14.9%)
Passando oltre (senza perdersi nei dettagli) a tutto ciò, possiamo aggiungere una cosa ancora più importante: loro parlano solo l’italiano, perche è l’unica lingua che loro hanno studiato, e l’unico Inno che sano cantare, è l’Inno italiano, capace anche, con la mano sul cuore.
Finendo con l’inizio, questo pargoletto straniero ha percorso un’intera vita facendo le stesse cose che ha fatto il pargoletto italiano della sua età. Niente di più niente di meno. I suoi genitori hanno fatto per lui, le stesse cose fatte dai genitori italiani. Praticamente, hanno fatto gli stessi percorsi della vita con una differenza sola: uno di loro, è straniero.
A questo punto, mi permetto di chiedere (scusate!): potrebbe avere i stessi diritti come mio figlio, per essempio?
Ed ora, vi consiglio di fare solo una cosa: levate ogni anno il 14.9% del PIB italiano. Ad occhi chiusi in tutti questi 17 anni (cifra presa per caso), se lui, il pargoletto straniero se non ci fosse, l’Italia avrebbe perso 225% del PIB.
Fate voi!